Uno sguardo particolare sulle vicende urbanistiche europee, dalla crescita frenetica e disorganica del dopoguerra all'utopia dei grandi piani regolatori
concepiti fra '60 e '70. Il cinema di Jacques Tati ha osservato e rappresentato (anche attraverso la deformazione feroce dell'ironia) molti fenomeni di massa legati alla modernizzazione forzata e allo sviluppo del consumismo nei termini in cui lo conosciamo oggi, fino alla prefigurazione della "città generica" in Play Time (1967). Il paesaggio straniante in cui si muovono i
personaggi è infatti parte integrante della critica sociale espressa dalle paradossali vicende raccontate
nelle sue pellicole, considerate fra i grandi capolavori della cinematografia mondiale. Ideata da Fiona Meadows e
Lionel Engrand, l'esposizione è stata presentata a Parigi presso l'IFA (Institut Français d'Architecture) e al Netherlands Architecture Institute di Rotterdam durante l'ultima edizione del locale festival del cinema. I
materiali esposti comprendono disegni originali dello scenografo Jacques Lagrange, foto di scena, maquettes,
modelli e documentazione video. Nel periodo di apertura della mostra il centro culturale S. Biagio - in
collaborazione con la Cineteca di Bologna (www.sanbiagiocesena.it) - dedicherà una retrospettiva
alle invenzioni di Tati, riproponendo tutti i suoi lungometraggi. L'allestimento è organizzato seguendo le linee della Carta di Atene (habiter, travailler, circuler, se recréer) a cui è stato aggiunto come quinto tema "patrimoine historique".