Articolo di Paolo Marzano
Caduti
dagli altari i grandi computers, che un tempo incombevano,
segregati in torri d'avorio come strumenti di limitate (in tutti
i sensi) conventicole, la tecnologia digitale, ed in genere
elettronica, ha saputo divincolarli dai piedistalli, dove si
trovavano, e ha scardinato gli attacchi che staticamente li
bloccavano. Ora assistiamo alla disintegrazione lenta e continua
dei piccoli circuiti. Sul pavimento della nostra complessa realtà
c'è uno strato disordinato di frammenti che riempiono il nostro
spazio. Pezzi di circuiti elettronici che hanno saputo fondersi
per generare nuove e sorprendenti connessioni stabilendo,
secondo logiche di sviluppo quasi frattale, apparati a loro
volta sempre più articolati capaci motivare nuovi bisogni,
soddisfacendo desideri di comunicazione. Raccontato in questo
modo sembrerebbe un fenomeno, che fa pensare, per sensibile
assonanza ad una delle realtà parallele tanto declamate da uno
dei massimi esponenti della letteratura fantascientifica degli
anni 60/80, Philip K. Dick. Soprattutto per l'allucinante
susseguirsi d'eventi che sembra abbiano avuto un percorso ben
studiato e scrupolosamente messo in atto nei minimi dettagli.
Archivio
di Paolo Marzano, progetto Casa AQ, del gruppo di ricerca
architettonica ALTRE QUINTE, 2001 (uso di tramezzature e
partizioni interne, intese finestre attive, vetri strutturali
con cristalli liquidi colorati collegati in rete in
“diretta”, la casa si relaziona con un esterno virtuale, e
la luce che investe il suo interno appartiene ad una nuova
dimensione)
Così non è stato. Siamo invece più vicini a ciò che
profeticamente è stato scritto ne "alla conquista
dell'ubiquità", svelata dal precursore dei racconti della
città e delle sue intrinseche variabili in continua mutazione
quale Paul Valery nei suoi scritti sull'arte. Il concetto
principale che fin'ora qui si sta chiarendo, è la nascita di
alcune nuove funzioni che appartengono ormai allo spazio
architettonico. Per Valery, erano funzioni, come il gas,
l'acqua, la luce elettrica capaci di insinuarsi silenziosamente
nelle nostre case alterando spazi e modi di vita, agevolando
logicamente il vivere quotidiano e aumentandone la qualità.
Oggi, qualcosa, si sta presentando a noi, di più sconvolgente e
nello stesso tempo di più entusiasmante. Lo spazio, limitato
fra i muri, adesso sta scomparendo è in atto una
"rarefazione" architettonica in confronto alla quale
le funzioni citate da Valery diventano una metafora di quello
che interstizialmente invade l'ambiente costruito per esaltarne
le potenzialità. I frammenti, sul nostro pavimento, allora, si
sono collegati fra loro secondo schemi nuovi e le loro funzioni
si sono messe al servizio di molti più individui, tanto da
arrivare a risultati inattesi ed inimmaginabili. Un'evoluzione
dello spazio architettonico che non si lascia più osservare o,
banalmente fruire, ma riesce ad essere attivo e primo attore
come poche volte è successo nella sua storia. Sensibilissimo e
altamente sofisticato, prodotto da una ricerca e da uno studio
attento, ora esso, s'inoltra tra le strutture, le ricopre e a
volte sostituendole ne occupa il posto avviluppandole. In che modo? Con quali sistemi?
Gruppo
Altre Quinte 2002 - progetto per il concorso
internazionale per la fermata della Micrometropolitana di
Firenze, in Piazza della Repubblica. Dal catalogo della mostra
in Firenze, al Rondò di Bacco presso Palazzo Pitti 16 Nov. 08
Dic. 2002
Vi siete mai trovati tra due specchi paralleli? La vostra immagine
si riflette all'infinito scomparendo all'orizzonte dopo
tantissime proiezioni. Ora, se immaginate come tante volte è
successo (mentre ci si muove per la città, ma solo per pochi
istanti) di stare tra due vetrine parallele che riflettono la
vostra immagine. Come succede con gli specchi, esse moltiplicano
il profilo, però lo inseriscono nella città tra la gente in
corsa, le case, le automobili, la segnaletica. Bene, andiamo
avanti. Ora immaginiamo che nello spessore del vetro, che
costituisce le due vetrine poste parallelamente, siano inserite
delle scritte dinamiche, immagini o segnali e indicazioni.
Allora il vetro si attiva e diventa uno schermo trasparente e un
supporto informativo; come un foglio di giornale che contiene già
tutte le pagine. A questo punto moltiplichiamo le vetrine e
costruiamo un'abitazione fatta con tale tecnica; bene, pensando
a questa possibilità lo spazio architettonico, adesso, è già
cambiato! Modi e tempi, delle trasformazioni funzionali saranno
scelte dalla ricerca architettonica. Poi, se per questo
strumento esisteranno degli usi particolari come per esempio,
isole multimediali trasparenti per la città, che aiutano ad
orientarsi evitando l'inquinamento visivo, allora tutto aiuterà
la comunicazione senza invadere la qualità comunicativa
esistente geneticamente in ogni centro abitato.
Questa tecnologia sta creando un banco di prova importante per
le nuove idee sullo spazio architettonico. La fuga dalle città,
per esempio, è un fenomeno che il nostro tempo sta
evidenziando. Non siamo lontani dall'idea di decentrare su
abitati satelliti, il lavoro. Ricavati dai paesini nelle
vicinanze delle grandi città, infatti, si potranno stabilire
con reti informatiche o satellitari veri e propri centri per lo
sviluppo di nuovi lavori che abbiano a che fare con l'uso dei
computers. I fattori positivi sarebbero il decongestionamento
delle città, il recupero dei piccoli e caratteristici centri
vicini ad esse, a favore di un notevole abbassamento
dell'inquinamento delle città e un maggiore sviluppo della
piccola scala abitativa e informatizzata a favore dell'aumento
della qualità della vita. La sensibilità architettonica ha
messo a punto soluzioni valide per questo tipo di tecnica,
guardando positivamente la miniaturizzazione dei circuiti
inseriti in spessori trasparenti.
Nel 1983/89 una creatura arriva dal mondo delle idee e plana sul
tetto di un edificio a Vienna, arrivava da chissà quale stella
lontana, Coop Himmelblau individuano la creatura. Forse il primo
passo prima di trasformarsi in una creatura splendida? Staremo a
vedere! (notate la somiglianza grafica della scultura della
mansarda a Vienna, per lo studio di avvocati, con l'alieno
progettato da H.R.Giger per la serie di film Alien nel suo primo
stadio di face-hugger, con la sua lunga coda e la parte curva
vertebrata, da cui la metafora futuristica!). "Assonanze
percettive" formali, forse!!
Certo l'idea di Prix e Swiczynski è chiara. Le relazioni si
costruiscono sulla base di una diversa percezione e l'ambiente,
dei materiali che lo costituiscono e del loro uso.
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Coop
Himmelblau, Mansarda Falkestrasse 83/89 |
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Carlos
Zapata, Landes House, Golden Beach,Florida |
Carlos Zapata nel suo JPBT a Maiami in Florida, conferma la pratica
possibilità progettuale degli elementi vitrei e metallici
filtrati dalle strutture rivestite in legno, la complessità si
fa eleganza. Ne emerge un totale controllo dell'ambiente,
trattato con un'esplicito fine relazionante, collegato
visivamente alla baia esterna. L'atmosfera all'interno con i
divisori trasparenti, rende l'ambiente aperto e libero
evidenziato dalle vele di vetro opaco, gonfie di una luce nuova.
Bernard Tschumi nell'opera al Groninger Museum nella sua Video
Gallery si allontana concettualmente dalla struttura ed
evidenzia le superfici che diventano esse stesse emittenti di
segnali egli, infatti, ha usato il vetro strutturale
applicandoci poi tecniche multimediali. Toyo Ito usa anch'egli
il codice trasparente-emittente per creare spazi che superano
evidentemente la sensazione e si sublimano in percezione. La
strada sembra sia stata tracciata, ora la tecnologia e la
sensibilità architettonica devono farsi carico di tale valore
percettivo.
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Bernard
Tschumi, Video Gallery Groninger, Olanda 1990 |
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Boccioni,
visioni simultanee,
1911 |
Le sensibilità assonanti, a questo punto, si rivelano e si
moltiplicano. Il movimento di Marinetti creava visioni
futuristiche che descrivevano uomini e automobili come protesi
del corpo che così poteva lanciarsi ad estreme velocità e ne
declamava l'ardua fusione, proprio quella fusione che diventa
iperrealistica e edonisticamente catastrofica in J.G. Ballard,
Paul Virilio famoso dromologo, invece, arriva a far sparire la
macchina stessa come elemento fisico e fonde l'umano ad una
corrente percettiva, fatta di istanti definiti dalla velocità
della mediatizzazione. Se di trasparenza si parlerà nel
prossimo periodo architettonico, dobbiamo tenere presente quali
sono state le sensibilità artistiche che si sono avvicinate e
hanno iniziato il discorso su questo tipo di tecnica
riconoscendola come possibilità espressiva.
Lo stesso genio Boccioni futurista, nei suoi dipinti "la
città entra in casa", fonde la visione ad una trasparenza
del mondo oltre la finestra che in quel momento si
"attiva" relazionandosi al paesaggio visto
dall'osservatore, egli confonde i riflessi vitrei alle immagini
caotiche della città brulicante e movimentata.
Il poeta Paul Scheerbart, nei suoi documenti sull'architettura
di vetro del 1914, partecipa con Bruno Taut alla visione di una
particolare architettura trasparente. Raccontano di abitati
vitrei sulle cime delle momtagne. Generano un'idea che potrebbe
aprire possibilità enormi per quanto riguarda lo spazio
architettonico. Visione allora, utopica, ma iniziatica rispetto
al fenomeno che oggi, appena superata la de-costruzione,
s'inoltra evolvendosi nella più perfetta delle forme.
Le invenzioni nascono per uno scopo, diventando impossibile
prevederne l'uso (purtroppo improprio?!).
Non dimentichiamo che la televisione nacque come strumento aereo
di rilevamento territoriale, quello che conosciamo, n'è un uso
improprio, oppure, la rete internet nasce per un principio di
difesa militare e non di divulgazione, quindi è improprio l'uso
che se ne fa ?!
Certo è, che lo spazio architettonico sta allestendo le sue
scene, le più straordinarie che il più folle dei registi non
avrebbe mai immaginato. Frammenti d'elettronica che ci mettono
in contatto continuamente con il mondo, ora si sono attaccati
agli abiti, altri avviluppando il corpo umano hanno
determineranno protesi telecomandate. Altri frammenti sono
arrivati ad innestarsi sconvolgendo il mondo della medicina e i
movimenti impediti ora possono effettuarsi con circuiti posti
sotto la pelle. Altri frammenti elettronici guardiani di spazi
domestici assicurano il funzionamento e la sicurezza abitativa,
altri unendosi ai più svariati materiali azzardando fusioni
estreme.
Certo nel terzo millennio, aspettavamo macchine volanti e grandi
silos, capaci di contenere centinaia di migliaia d'auto,
appartamenti e quant'altro la fantascienza aveva previsto nei
suoi sogni "[.] ma al destino non è mai mancato il senso
dell'ironia" citazione calzante del futuristico Virgilio (Morfeus)
dal film Matrix.
Il più grande, il gigantesco, l'imponente, l'immenso, si è
trasformato nel più piccolo, nel microscopico, nell'invisibile
circuito dei frammenti elettronici. La tecnologia miniaturizzata
ha sostituito le conquiste dei pianeti. Le realtà virtuali come
si era stabilito un decennio fa, dove l'uomo poteva perdere il
senno e in cui l'architettura come una mummia in eterna
putrefazione era stata segregata e addomesticata,
dichiaratamente non hanno avuto successo, (per fortuna di chi,
come me, ne è un'appassionato e sensibile osservatore). Proprio
come i progetti utopici profetizzati dagli Archigram o dai
Metabolist giapponesi per le grandi metropoli. Utopie necessarie
derivate da paure dell'ignoto e dall'incontrollabile. La natura
e l'ingegno umano, fortunatamente, non seguono una tabella di
marcia. Il risultato che né deriva, sta producendo
soddisfacimenti nella sfera delle relazioni tra uomini e tra
questi e l'ambiente in cui vivono. Il contatto si è ristabilito
apportando una maggiore ricchezza d'esperienze.
Si susseguono intanto i nomi in cui classificare già questa
visione nuova dell'architettura. Qualcuno la definisce
ipersuperficie, altri la chiamano quinta dimensione, altri
ancora variante dell'iperspazio. A parte questo, penso che in
ogni modo questa mutazione stia davvero proponendoci una visione
di un livello superiore. Uno spazio progettato e da progettare,
che si sta inoltrando in una dimensione nuova, data dalla
comunicazione e soprattutto dalla qualità tecnologica che essa
sceglie per informare. Un ambiente trasparente e rarefatto in
cui ogni possibilità comunicativa e realizzata. Una visione
dello spazio che sfiora l'astrazione pura, ma rimane ben
definita, trasforma le superfici attivandole sistematicamente e
presagisce sconvolgimenti che sicuramente toccheranno la
sensibilità umana rendendola ancora una volta più vicina ad
una maggiore libertà percettiva.
Siamo forse ad un inizio che ci porterà al sogno della
pregevole utopia della Glasarchitektur?
Da Bruno Taut a Scheerbart fino a Toyo Ito e Bernard Tschumi, è
evidente il desiderio di una trasparenza che generi una nuova
vita di relazioni. La tecnologia è lo scalpello della moderna
Glaserne Kette, essa, regalerà molto probabilmente, un
miglioramento del vivere quotidiano in un a realtà sempre
così avvincente e generosa di complesse e continue mutazioni.
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Tavola
dalla serie Alpine Architektur-Verlag, Hagen 1919 |
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Toyo Ito interno dell'istallazione Healt Futures all'Expo 2000 di Hannover, Germania 1998-2000 |
La trasparenza, vivificante e purificatrice è la metafora del
bene che rifiuta ogni compromesso. Riflette e trasmette immagini
della realtà attorno a noi, ma adesso con un'energia in più,
emette essa stessa e comunica informando l'osservatore attivo,
di una forza nuova, quella mediale.
Toyo Ito personalità all'avanguardia per questo tipo di
linguaggio, rimane però legato all'edificio contenitore ecco
perché penso che questo tipo di tecnica potrà invadere, per
adesso, solo l'interieur, l'interno degli spazi, poi il tempo
migliorerà le soluzioni e la trasparenza si sposterà verso
l'esterno. La direttiva in ogni modo rimane ben definita, ci
sono tutti gli elementi per contare su avvincenti e fertili
proposte che illumineranno la nuova architettura fatta di
superfici trasparenti o diversamente opacizzate, da superfici
riflettenti o illuminanti trattate diversamente secondo l'utilità
e della funzione nella partizione e quindi dello spazio. Un
valore architettonico in più, la comunicazione e l'elemento
relazionale insita nell'esperienza, nel contatto con l'intorno e
nella continua scoperta d'ordini e ritmi percettivi nuovi.
Serie delle "nuove percezioni", Archivio Paolo Marzano 2002
Fonti delle foto:
-
Carlos Zapata, le inquitudini dell'architettura, L'arcaedizioni giugno 96
-
Pracchi De Benedetti, Antologia dell'architettura moderna, Testi, manifesti, utopie, Zanichelli 92
-
Art Dossier, Boccioni, Giunti 98
-
rivista MODULO n. 179 marzo 92
-
Documenti di Architettura, Toyo Ito, le opere i progetti gli scritti, Electa 2001
-
"Nuove percezioni"- ricerche e studi sulle mutazioni delle 'percezioni relazionali', Archivio di Paolo Marzano
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